(di Carmelo Molfetta) Caro Pino,
tempo fa mi avevi partecipato un certo tuo stato di stanchezza. La direzione e la gestione di un giornale, ancorché locale, comporta non poche responsabilità e notevole impegno. Le scarse risorse finanziarie, appena alleviate dai contributi pubblicitari da parte di generosi imprenditori, contribuiscono certamente ad alimentare un certo scoramento. Ciò nondimeno il tuo giornale, grazie anche alle innovazioni tecnologiche, è letto in ogni parte del mondo: dal Canada, all’Africa, al Giappone, agli Stati Uniti, all’Australia, passando da tutti i paesi europei dove tanti nostri concittadini vi hanno trasferito la loro vita con le loro famiglie. Le numerose corrispondenze dall’estero lo dimostrano.
E’ capitato spesso che i tuoi scritti, o anche solo le tue cronache, non abbiano riscontrato consenso. Ma un giornalista non si deve porre l’obiettivo del consenso, ma raccontare un fatto, con buona pace se ciò possa “disturbare il conducente”. La visione e la lettura di ogni fatto può spesso comportare una diversità di vedute. Questa diversità di vedute ti ha portato alcune volte a renderne conto alla magistratura, ed io ne sono un diretto testimone. Ma anche in queste circostanze, hai affrontato con successo, il relativo giudizio.
Tra queste alcune vanno ricordate. Nell’ambito di un molto acceso dibattito politico-amministrativo locale, hai riportato un articolo che ti provocò una imputazione per diffamazione a mezzo stampa. Ti ho difeso. Fosti assolto nonostante l’ufficio della Procura, rappresentato ai massimi livelli, ne avesse chiesto la condanna. Venne riconosciuto il pieno e legittimo esercizio del diritto di critica politica e, come direbbe Crozza, ricordare i “trenta denari” non è reato.
Invece la vicenda relativa alla installazione del busto commemorativo del Generale Messe ci ha visti contrapposti. Durante venti anni ed oltre di dibattito, anche aspro in alcuni momenti, abbiamo sostenuto diversi punti di vista ed hai sempre pubblicato i miei interventi: sei stato onesto e leale. Non mi interessa riportare l’esito di quella discussione.
Quel che oggi conta, nel momento in cui annunci di appendere la penna al chiodo, sempre che per davvero sia giunto a tale determinazione, è ricordare che il diritto di critica e di cronaca, in uno stato di diritto, deve essere libero e non può essere compresso e men che meno soppresso. La stampa è libera e “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” (art. 21 Cost.) e tu, pur con i tuoi scarsi mezzi, sei stato libero.
Ad maiora Prof. Messe un caro saluto.
E’ capitato spesso che i tuoi scritti, o anche solo le tue cronache, non abbiano riscontrato consenso. Ma un giornalista non si deve porre l’obiettivo del consenso, ma raccontare un fatto, con buona pace se ciò possa “disturbare il conducente”. La visione e la lettura di ogni fatto può spesso comportare una diversità di vedute. Questa diversità di vedute ti ha portato alcune volte a renderne conto alla magistratura, ed io ne sono un diretto testimone. Ma anche in queste circostanze, hai affrontato con successo, il relativo giudizio.
Tra queste alcune vanno ricordate. Nell’ambito di un molto acceso dibattito politico-amministrativo locale, hai riportato un articolo che ti provocò una imputazione per diffamazione a mezzo stampa. Ti ho difeso. Fosti assolto nonostante l’ufficio della Procura, rappresentato ai massimi livelli, ne avesse chiesto la condanna. Venne riconosciuto il pieno e legittimo esercizio del diritto di critica politica e, come direbbe Crozza, ricordare i “trenta denari” non è reato.
Invece la vicenda relativa alla installazione del busto commemorativo del Generale Messe ci ha visti contrapposti. Durante venti anni ed oltre di dibattito, anche aspro in alcuni momenti, abbiamo sostenuto diversi punti di vista ed hai sempre pubblicato i miei interventi: sei stato onesto e leale. Non mi interessa riportare l’esito di quella discussione.
Quel che oggi conta, nel momento in cui annunci di appendere la penna al chiodo, sempre che per davvero sia giunto a tale determinazione, è ricordare che il diritto di critica e di cronaca, in uno stato di diritto, deve essere libero e non può essere compresso e men che meno soppresso. La stampa è libera e “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” (art. 21 Cost.) e tu, pur con i tuoi scarsi mezzi, sei stato libero.
Ad maiora Prof. Messe un caro saluto.
3 dicembre 2023 Carmelo Molfetta
Mi dispiace che mesagnesera chiuda.era il primo giornale che leggevo al mattino e l’ultimo la sera .apprezzavo l’obiettivita e le serietà.nn si univa al coro.in bocca al lupo Direttore!