Sabato, 29 luglio, ore 20.00-21.30, il prof. Francesco Chiarelli (nella foto), Professore Ordinario di Pediatria dell’Università di Chieti, Direttore del Laboratorio di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Università di Chieti e Consulente della Commissione Europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) terrà una conferenza magistrale su un tema di grande attualità inerente il futuro di tutti. Gli Interferenti Endocrini (IE) impattano sulla Salute nei Bambini.
Secondo la definizione adottata dall’Unione Europea “Interferente Endocrino è una sostanza esogena, ossia derivante da fattori esterni all’organismo, che altera la funzionalità del sistema endocrino, causando effetti avversi sulla salute di un organismo, oppure della sua progenie o di una parte della popolazione”. Questa vasta categoria di sostanze, spesso usate in ambiti industriali e di consumo comune (agenti fitosanitari, antiparassitari, diserbanti, fitoestrogeni, etc. in quanto molte sono ancora totalmente sconosciute) insidiano quotidianamente la nostra salute in modo subdolo. Pertanto, la valutazione dei possibili rischi associati all’esposizione agli Interferenti Endocrini riguarda diversi ambiti e specificamente, gli stili di vita, l’ambiente e l’alimentazione. Questi composti chimici sono eterogenei ed interagiscono con l’essere umano per vie diverse, essendo comprovata la loro capacità di alterare i meccanismi del complesso sistema endocrino, agendo su organi e sistemi quali quello riproduttivo, tiroideo, nervoso ed immunitario, soprattutto nelle fasi dello sviluppo pre e post-natale.
Pertanto un’esposizione prolungata agli Interferenti Endocrini influenza negativamente lo sviluppo, la crescita, la riproduzione e addirittura il comportamento sia nell’uomo che negli animali, in quanto si altera quell’equilibrio ormonale degli organismi viventi, che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei feti e dei bambini. Basta pensare al ruolo degli estrogeni e del testosterone per il corretto sviluppo sessuale, e al ruolo della tiroide per lo sviluppo cerebrale. Peraltro, uno stesso Interferente Endocrino può avere effetti diversi nell’uomo o nella donna, perciò va considerata anche una diversa vulnerabilità legata al sesso oltre che all’età. La ricerca su questo tema ha confermato che le persone più esposte agli interferenti presentano, oltre alle citate patologie riproduttive, anche disturbi comportamentali nell’infanzia e probabilmente anche diabete e alcune forme di cancro. Inoltre, sostanze diverse possono accumularsi e produrre ulteriori danni da tossicità (effetto cumulativo).
Afferma il Prof. Franco Chiarelli che: “L’interesse della comunità scientifica in merito è sensibilmente aumentato nell’ultimo decennio, in quanto la problematica non è semplice da risolvere e richiede urgenti provvedimenti di interesse sociale per arginare un fenomeno che tende sempre più ad ampliarsi. La prima cosa da fare è informare bene il cittadino sui rischi derivanti dall’esposizione ad alcune sostanze chimiche presenti in oggetti e in alimenti della vita quotidiana. La conoscenza delle fonti di esposizione a tali sostanze e delle possibili alternative esistenti, infatti, consente al cittadino di adottare scelte consapevoli con la conseguente riduzione dei rischi. Comportamenti e stili di vita responsabili possono significativamente ridurre l’esposizione e la vulnerabilità dell’organismo proteggendolo, quindi, da un sovraccarico di contaminanti”.
I pediatri della Harvard Medical School di Boston e gli psicologi delle università dell’Alabama e del Texas hanno condotto ricerche sui danni derivanti dalle esposizioni Interferenti Endocrini su oltre 2.600 ragazze fra gli 11 e i 16 anni che vivevano in differenti aree metropolitane. Il 16 % di questo campione di studio aveva avuto la prima mestruazione (menarca) prima degli 11 anni e fino ai fino ai 16 anni, queste bambine hanno mostrato atteggiamenti aggressivi nelle relazioni, con un incremento della vulnerabilità verso i coetanei espressa in comportamenti negativi e, perfino, in atti di delinquenza. Il prof. Franco Chiarelli ha così commentato questo studio: “L’anticipo puberale riguarda tutto il mondo, Europa inclusa. È evidente che un’impregnazione di ormoni sessuali anticipata possa favorire una certa aggressività nelle bambine, in quanto i comportamenti cambiano perché il cervello è direttamente influenzato dagli ormoni sessuali. Le cause non sono certe ma si ipotizza che ciò dipenda dalla presenza degli interferenti endocrini”.
Conferenza magistrale del prof. Chiarelli nell’atrio del castello
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