(di Lucia Portolano da il7 Magazine) Quando siamo entrati eravamo tutti dei ragazzi, ora abbiamo famiglie e non possiamo permetterci di perdere il posto di lavoro. Lotteremo per il nostro stipendio”. Lo grida a gran voce Mirko Barbiero fuori dal centro commerciale Auchan, i suoi colleghi lo applaudono. E’ di Brindisi, ha due bambini da mantenere. Lavora per Auchan da 16 anni, è un addetto alle vendite dei surgelati. La sua condizione è simile a quella di tanti altri. Hanno quasi tutti iniziato nel 2003 quando la società francese decise di investire nella zona Pip di Mesagne.
Quasi tutti sono cresciuti lavorando in questo centro commerciale, qualcuno quando è arrivato avevo solo 20 anni. Tiziana Lamarmora ha trascorso quasi metà della sua vita facendo la commessa, anche suo marito Vincenzo Zaccaria lavora qui. Lei è una rappresentate sindacale, è una giovane mamma ed è pronta a difendere il suo posto di lavoro. “Siamo stati venduti a Conad – dice la donna – e ancora oggi non abbiamo nessuna garanzia. Non abbiamo niente. Ci parlano di esuberi, di riperimetrazioni dei punti vendita. Abbiamo ricevuto solo una mail che diceva che da oggi sarebbe subentrata Margherita Spa e non più Auchan. Che qualcosa non andava, era nell’aria, ma non immaginavamo questo”.
I lavoratori Auchan da un anno erano già in contratto di solidarietà con la decurtazione del 15 per cento del monte orario, che significa restare a casa un giorno a settimana con la conseguenziale decurtazione sullo stipendio. Ma era poca cosa rispetto a l’ombra del licenziamento. Insieme a lei a manifestare c’erano tante giovani mamme, come Elisa Pagliara che vive a Latiano, anche lei ha iniziato a lavorare in questo punto vendite 16 anni fa, aveva 20 anni ora ne ha 36 con un figlio di 10 anni. È una hostess di cassa amica. Tra loro c’è anche Lina Greco, è la più anziana per anni di lavoro. Anche lei come gli altri indossa la maglietta di protesta con stampata la frase: “Conad così non si fa. Con i lavoratori prima delle cose”. Al centro c’è disegnata una margherita simbolo del marchio. Lina ha 55 anni e da 25 lavora per la società francese, è la veterana, dicono tutti. Parla, si sfoga, ha basato la sua vita su questo lavoro. “Ho iniziato a lavorare in Auchan – racconta Lina – a 30 anni, ero negli uffici della direzione a Torino, poi sono passata a Roma, con l’apertura di Mesagne ho chiesto il trasferimento perché volevo tornare a casa, sono originaria di un paese a sud di Lecce. Mi sono trovata bene in questa azienda, la fine della gestione Auchan mi lascia una profonda tristezza. E sia chiaro: noi non stiamo manifestando contro qualcuno o qualcosa, vogliamo solo tutelare il nostro posto di lavoro”.
La donna da 16 anni, ogni giorno fa avanti e dietro da Lecce, ma non le pesa, il suo lavoro le dà dignità e su quello stipendio, come gli altri lavoratori, fa affidamento per gli impegni famigliari. “Cosa ne sarà ora di noi? – si chiede – quale sarà il nostro futuro. Ho sempre pensato che avrei finito i miei anni lavorativi in questa azienda, in questo negozio, ed invece improvvisamente non ci sono più certezze. Non sappiamo nulla di quello che accadrà. Abbiamo sempre dimostrato che siamo in grado di adattarci, non è il lavoro che ci fa paura. Tutt’altro. Non possiamo che sperare nella nuova gestione anche se al momento il punto vendita di Mesagne è fuori dall’acquisizione prevista da Conad”.
I lavoratori ora fanno affidamento alla politica, sperano in un intervento del Mise attraverso anche il sostegno delle istituzioni locali, davanti al buio dell’incertezza non possono che aggrapparsi a ogni intervento. La posta in gioco è alta, si tratta del mantenimento economico delle loro famiglie.
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