(di Gianmarco Di Napoli, direttore de il 7 MAGAZINE) Quando si incontrano la genialità di Pierangelo Oliva, l’imprenditore che ha “inventato” Torre Regina Giovanna e trasformato il “22 Splendid Bar” di Mesagne in un must della movida brindisina, e il carisma di Angelo Rogoli, meglio noto come Biggie Bash, voce e frontman dei Boomdabash, il cocktail è servito: sì perché Angelo, che sin da ragazzino frequenta il “22”, voleva a tutti i costi fare qualcosa di diverso per la sua Mesagne e forse solo lui sarebbe stato in grado di convincere il “vecchio” Pierangelo a cedere quel bar che è arroccato in un vicoletto a due passi dal Comune e che ha reso famoso con le sue serate a tema. Un istrionico visionario, Oliva, avanti di decenni rispetto agli altri. E ora Biggie Bash lo coccola come suo mentore perché a cantare è fortissimo, a gestire un cocktail bar sicuramente ha molto da imparare.
Biggie Bash si è portato dietro gli stessi amici con i quali faceva le ore piccole ai tavoli del “22”: Luca Montemurro, Enrico Leo. Alle percussioni, che qui sono i cocktail, il “professore” Angelo Errico. Il legame simbiotico tra Mesagne e i Boomdabash, mai interrotto e anzi rinforzato da quando la band è arrivata ai vertici della musica italiana, passa ora attraverso i tavolini di questo bar che ha una precisa impronta green, con il muschio vero sulle pareti, un muro di erbe aromatiche davanti all’ingresso. E con il sogno di un albero d’ulivo da piantare nella piazzetta di fronte, la stessa immagine che i Boomdabash avevano fatto ricamare sui loro abiti sanremesi da Dolce & Gabbana.
Quanto c’è di Biggie Bash e quanto invece di Angelo Rogoli in questa nuova avventura? “C’è sicuramente il 50 per cento di Biggie Bash e il 50 per cento di Angelo. C’è Angelo nella realizzazione di quello che era un mio e un nostro sogno, mi riferisco agli altri miei soci, nonché compagni di vita e amici, persone con le quali ho condiviso tanti progetti quando ero ragazzino, tra cui anche quello di entrare nella movida, anche se movida non è un termine che amo particolarmente. C’è Biggie Bash perché uno degli obiettivi che mi sono posto e ci siamo posti tutti noi nel portare avanti il progetto dello «22 Splendid bar» è di dare il nostro contributo musicale qui e creare una realtà dove la musica non faccia da contorno ma sia un pilastro importante».
Avete avuto un grande coraggio perché in questo momento stai vivendo un grandissimo successo con la tua band musicale e potevi godertela. Invece hai scelto di intraprendere una strada molto difficoltosa perché sappiamo quanto aprire un’attività commerciale sia difficile, soprattutto di questi tempi. «Ci vuole tanto coraggio. Non è facile oggi avviare un’attività commerciale, non parlo solo di un cocktail bar ma anche di panificio o di un negozio. Mettersi in gioco oggi in questo Paese comporta dei rischi».
Ti sei lamentato recentemente su Facebook dei problemi provocati dalla partita Iva. «Dovrei lamentarmi di tantissime cose. Però nonostante questo i rischi si affrontano, ci si assume le proprie responsabilità, e si va avanti lo stesso. Anche in quello che è stato il mio percorso con i Boomdabash nella musica, i rischi sono stati tantissimi perché chi non rischia non può raggiungere degli obiettivi. Per ora questo locale di soddisfazioni ce ne sta dando, ci stiamo divertendo, mi ha dato anche uno stimolo nuovo, quella botta di adrenalina che ogni tanto serve per stare sempre sul pezzo. Stiamo lavorando bene, la gente apprezza, i ragazzi sono felicissimi di venire a passare le serate con noi».
Poi tu ci sei qui. «Assolutamente sì. Parecchie persone si meravigliano o si sono meravigliate anche nei mesi durante i quali abbiamo fatto i lavori, in molti mi chiedevano “ma tu perché stai qua?”. Io sto qua perché mi piace, perché fondamentalmente sto facendo quello che ho sempre fatto. Io sono 15 anni che frequento il «22 Splendid Bar» e ci tengo a ricordare che stiamo parlando comunque di una realtà che è storica, che è stata aperta nel 1998. Un locale che ha un certo background a Mesagne e mi permetto di dire anche fuori da Mesagne. E sto qua perché mi diverto, faccio pubbliche relazioni, mi piace parlare con i ragazzi, faccio quello che amo di più: stare in mezzo alla gente».
In questo momento di grandissimo successo discografico probabilmente in qualsiasi parte d’Italia avessi deciso di aprire un cocktail bar ti avrebbero spalancato le porte, ti avrebbero dato il locale gratis. Tu invece hai deciso di rimanere nel centro storico di Mesagne, hai preferito investire qui, cavalcando anche un momento particolarmente felice per questa città al quale anche tu vuoi dare il tuo contributo. «Io ho scelto di rimanere a Mesagne, di vivere a Mesagne perché non riesco a separarmi proprio dalla mia città. Mi definisco un campanilista strenuo. Sono nato qua, cresciuto qui e tra 200 anni voglio morirvi. Ho sempre voluto dare il mio contributo a questa città, anche in questo momento in cui Mesagne sta brillando nella provincia, per tutte le iniziative che ci sono per tutti gli imprenditori che hanno deciso di investire come noi in attività commerciali. Come dico sempre, quello che con i miei soci facciamo allo Splendid Bar non è fine ai nostri interessi, ma lo stiamo facendo soprattutto per dare lustro ancora maggiore a Mesagne, al centro storico che è uno dei più belli della provincia. Il contributo che stiamo cercando di dare è a tutta la comunità e perché si continui a parlare ancora bene di Mesagne, come si sta facendo da alcuni anni ormai».
Ci sono una serie di congiunture astrali, di algoritmi che a volte sono inspiegabili. Sembra ci sia qualcosa di particolare che unisce in questo momento il destino dei Boomdabash con Mesagne. C’è stata un’esplosione quasi contemporanea di due realtà che sono comunque legate in maniera viscerale. «Ti racconto un aneddoto. Io ho vissuto un po’ di anni fuori, sono tornato a Mesagne volontariamente da quattro-cinque anni. Quando vivevo lontano un mio amico di qua mi disse: Angelo voi dovete stare fisicamente a Mesagne. Le persone hanno bisogno di avere il contatto con voi e di vedere che siete presenti. E quella frase mi è rimasta molto impressa. E credo che tutto nella mia vita, le situazioni, le circostanze ci hanno portato a rimanere qui radicati. Avremmo potuto veramente scegliere di andare a Milano che da anni è considerato il centro nevralgico della musica e dove lavoriamo molto. Noi abbiamo scelto assolutamente di restare qua. Mesagne per noi è qualcosa di speciale, con le cose buone, con le cose brutte, io non ho mai disprezzato la mia città anche quando ci sono stati momenti bui, l’abbiamo presa e tenuta sempre sul palmo della mano perché ci abbiamo sempre creduto, è casa nostra e va rispettata e difesa».
La principale causa di morte tra i ragazzi tra i 16 e 22 anni è l’alcol, la seconda per i giovani tra i 22 e i 30 anni. Voi avete aperto un cocktail bar, come interpretate questo ruolo e che messaggio si può inviare ai giovani visto che con la tua band avete spesso utilizzato la musica per comunicare messaggi anche forti. «Sì, il nostro è un cocktail bar. Somministriamo alcol ma lo facciamo responsabilmente e significa mandare anche messaggi ai ragazzi più giovani, facendo capire loro che l’alcol non è una cosa che va presa alla leggera, soprattutto quando bisogna mettersi alla guida, perché è necessario capire che quando ci si mette al volante dopo aver bevuto troppo, da ubriachi ma anche da brilli, non si pone a rischio solo la propria vita ma soprattutto quella di persone ignare, che con te non c’entrano niente. E’ una questione molto seria. Mio nonno diceva sempre una frase (io sono molto legato ai detti popolari perché mi sento popolare per attitudine) quando uscivo con gli amici il sabato sera: stai sempre attento perché quando ti succede qualcosa noi piangiamo un anno, cinque anni, dieci anni, ma la sorte peggiore tocca sempre a te. Il messaggio che noi mandiamo, non soltanto ai giovani ma a tutti i gestori di locali che somministrano alcolici, è che bere va bene, ma con estrema moderazione. Perché è una generazione verso la quale abbiamo responsabilità. Educhiamola anche a questo».
Nell’allestimento del bar avete puntato molto sul verde: muschio sui muri interni, ma anche una parete esterna con piante aromatiche. Il verde resta il tuo e il vostro timbro. “Si chiama infatti «22 Splendid Bar Green and botanical». Il verde è un colore al quale ci stiamo disabituando, dobbiamo ritornare ad apprezzarlo. Soprattutto noi che siamo meridionali, salentini: il rapporto con il verde e con la terra deve essere molto radicato. Abbiamo deciso di creare all’esterno una parete con piante aromatiche e decorative: ci sono il rosmarino, la salvia, l’origano. Il nostro piccolo sogno sarebbe quello di riuscire più in là a ricreare in un altro vicolo una parete come questa con solo piante aromatiche, una specie di orto sociale in cui le persone possano prendere due foglie di salvia, il prezzemolo, il basilico. Anche con il contributo dell’Amministrazione comunale si possono fare cose belle».
A Sanremo avete indossato un abito nel quale era raffigurato un ulivo. I Boomdabash hanno un rapporto viscerale con le piante autoctone, in particolar modo con l’ulivo. «Un altro piccolo sogno nel cassetto è di collocare un albero d’ulivo nella piazzetta davanti al bar. Se riusciamo a fare questa cosa non sarà solo un abbellimento estetico. Avere un albero d’ulivo significa per noi inviare un forte messaggio in un periodo in cui purtroppo il Salento e tutta la Puglia stanno attraversando anni molto bui per la Xylella. Quindi significa mandare un messaggio, manifestare l’attaccamento alla propria tradizione, a quello che è un elemento del nostro passato, del nostro presente e che dovrà essere un elemento del nostro futuro. Gli alberi d’ulivo per noi sono un documento di identità: ci hanno rappresentato, ci rappresentano e assolutamente devono rappresentarci per molti anni ancora».
Possiamo immaginare questo centro storico che è bellissimo, soprattutto anche quando le vecchie palazzine saranno ristrutturate, con tanto verde intorno? Perché un tempo alle spalle delle case c’erano gli ortali, ora sono scomparsi e c’è l’esigenza di tornare a vedere alberi, piante, oltre a quelle che con grande buona volontà i mesagnesi coltivano sui balconi o davanti all’ingresso delle case? «Noi, se c’è da fare, daremo molto volentieri una mano all’Amministrazione a tutti gli altri imprenditori, molti dei quali sono giovani e nostri carissimi amici. Sarebbe bello vedere il centro storico con più verde, con piante, alberi. Sarebbe entusiasmante non solo per noi, è un forte messaggio anche per chi viene a visitare la città: ritorniamo ad avere più attenzione per la natura».
Il vostro locale è nel cuore del centro storico di Mesagne, attira ogni sera centinaia di ragazzi, mettete musica anche ad alto volume. C’è un problema di convivenza con chi ci vive? «Sono persone dal grande cuore, che vivono accanto a noi e nonostante la differenza generazionale, sono al passo con noi, anzi parecchie persone sono state molto contente di questa nuova iniziativa. Sono dalla nostra parte, c’è una convivenza pacifica, quando possiamo cerchiamo di non dare troppo fastidio con la musica, a una certa ora bisogna abbassare. Però c’è molta tolleranza da parte dei residenti della zona, anche quelli che, avanti con l’età, sono abituati a svegliarsi un po’ più presto».
Tu sei qui nel bar, fai pubblic relations, ma poi un cocktail sei in grado di prepararlo? «Assolutamente no, ragazzi. Forse potrei prepararti un gin tonic, ma non sono in grado di fare altro. Mi piace guardarli preparare i cocktail, la sera mi diverte seguire Angelo che è il nostro barman nonché socio, mi piace osservare la maestria con cui li prepara, ma quello non è il mio settore».
Esiste un cocktail che possiamo abbinare con i Boomdabash? «Guarda il cocktail che bevo da anni è il Sex on the beach. Forse è un po’ fuori moda perché appartiene agli anni passati, adesso sono altre le cose che vanno, ma il mio resta quello perché amo le cose dolci, non mi piacciono i gusti secchi. Quindi il Sex on the beach è proprio il cocktail di Biggie Bash».
Allora Sex on the beach per tutti.Le foto sono di Vincenzo Tasco
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