Davide Ingrosso, studente del liceo “E. Ferdinando” di Mesagne, e già componente del Consiglio d’Istituto di quella scuola, interviene nel dibattito aperto ieri con un comunicato di Mauro Belardi.
Egregio Direttore, già in altre occasioni Le ho scritto e ho avuto un riscontro positivo, pertanto sono certo anche questa volta della sua comprensione e disponibilità. Le scrivo a titolo personale riguardo l’articolo intitolato “Un esame di maturità da incubo” perché ritengo che la maggior parte delle affermazioni compiute da Belardi siano non veritiere e rappresentino il modo di vedere e agire di una ristretta minoranza di ragazzi, e ritengo quindi la sua una voce che non può per nessuna ragione rappresentare sentimenti condivisi dalla maggior parte degli studenti o della cittadinanza. Credo peraltro di avere all’incirca gli stessi requisiti del ragazzo per parlarLe, visto che sono un suo coetaneo, ho frequentato per 5 anni il Liceo Scientifico “E. Ferdinando” e sono stato Rappresentante d’Istituto degli studenti per due anni consecutivi, da novembre 2011 a giugno 2013 e ho quindi conosciuto l’Isituto sì nella sua forma esteriore, ma soprattutto nelle sue dinamiche interne.
Le accuse infamanti che sono state lanciate toccano, prima ancora che i Dirigenti e i docenti della Scuola, chi in questi anni ha riposto fiducia nel Liceo e ha lavorato per migliorarlo, gli Studenti. Solo chi in questi anni ha lavorato in silenzio e con determinazione conosce gli sforzi e le preoccupazioni, e soprattutto l’impegno dei ragazzi che talvolta è stato conteso dall’ambito strettamente didattico e da quello extra-curriculare.
Ma si sa, chi è dietro le quinte ha spesso troppa umiltà per pubblicizzare sé e il suo operato. La superbia di voler stare sul palco a tutti i costi appartiene invece a chi non conosce la “gavetta” e, pur di scatenare il proprio astio, mette in ridicolo una Istituzione più che degna di questo nome.
Non ci insegnano certo Belardi e chi lo aiutato che, per catturare l’attenzione del pubblico, è sufficiente un episodio spiacevole, lo facevano già gli antichi Greci con la rappresentazione delle tragedie. L’episodio nel nostro caso è quello del 3 Luglio, in cui nella mattinata c’è stata effettivamente un’accesa discussione tra il prof. Spedicato e il Presidente di commissione prof. Camarda, come mi è stato comunicato quel giorno stesso da un compagno di classe di Belardi : senza dubbio quel giorno e quello successivo sono stati vissuti dagli studenti con un pizzico in più di preoccupazione, ma io stesso mi sono accertato della situazione (nonostante non si trattasse della mia classe) chiedendo spiegazioni ai docenti, che mi hanno assicurato che il giorno successivo gli esami avrebbero ripreso regolarmente. Finché si riporta la cronaca siamo tutti d’accordo, ma quello che fa pensare è il brusco passaggio dal racconto di un fatto al discredito e alle invettive contro la Scuola, definita “incubo” e “squallore”, in modo così generico che sembra quasi che l’obiettivo sia, militarmente parlando, “fare fuoco” senza avere l’accorgimento di prendere bene la mira.
Per quel che riguarda le affermazioni ai danni dei docenti in particolare, sarebbe bene uscire dal generico, entrare nello specifico e, se ci sono le prove, compiere le accuse nelle sedi appropriate. O, ancora, parlare di ineguaglianza tra gli studenti e cattivi esempi da parte dei dicenti ha un senso se si esplicita chiaramente il significato delle affermazioni e si adducono degli esempi.
Ma la calunnia più grave e scorretta mi è parsa quella ai danni dei compagni dell’Isituto, che – a quanto pare – se hanno dei voti alti, “raramente li meritano” e probabilmente sono figli della Regina d’Inghilterra o forse – chi lo sa- nipoti di Mubarak. Ma daltronde – mi sembra ancora di capire – la colpa non è degli studenti, ma di altre persone, è colpa di lunatici mostri presuntuosi e aridi operatori di ingiustizie, comunemente detti “docenti”.
E dopo aver tentato di elencare i problemi della Scuola, anziché invitare a costruire un percorso costruttivo, “è giusto” scappare via e abbandonare una scuola che “sta morendo”, d’altra parte è questo l’amore per la patria che ci hanno insegnato gli studi di letteratura, filosofia e storia. A questo punto potremmo allargare gli orizzonti e scappare via dalla Nazione, giusto per prevenire i danni di una eventuale recessione.
Invito dunque il compagno Belardi a rivedere le affermazioni trasmesse ai giornali, lesive per l’immagine del Liceo e per la Città di Mesagne, e faccio notare che in effetti gli spunti distruttivi e populisti hanno trovato un buon impatto mediatico, ma non è così che si mettono a frutto delle idee.
E’ facile criticare così aspramente, ma in fondo pensieri così negativi sono la giustificazione degli aspetti decadenti della nostra epoca: l’importante è che l’indebolimento della fiducia nelle Istituzioni non generi atti estremi di distruzione, come il terrorismo, che affonda le radici nell’ignoranza e nell’isolamento.
Se davvero si vogliono cambiare le cose, bisogna farlo con l’attività seria e con la ragione. Belardi ha avuto cinque anni per cambiare alcuni comportamenti all’interno del Liceo, evidentemente non ci è riuscito o non ha voluto farlo; poco male, vista la sua determinazione, potrà farlo – come gli auguro – in futuro, tornando nel Liceo come Dirigente, come Docente o come Collaboratore scolastico per migliorare la situazione con l’esperienza che avrà acquisito.
Grazie dell’attenzione, Cordialmente. Davide Ingrosso. Nella foto il liceo scientifico di Mesagne.
Non so chi è più meschino: un ragazzo che nega l evidenza dei fatti denunciati da un compagno o tutti gli insegnanti del liceo che ancora una volta hanno preferito alimentare la discussione nascondendosi dietro un ragazzo! Proprio come accade quotidianamente lì dentro!
Secondo me, se c’è qualcuno che vuole tirare la testa fuori dal sacco è colui che ha scritto questa lettera. Non conosco le dinamiche di quello che è successo ma lo posso immaginare visto che purtroppo anche io ho fatto parte di quella scuola per un po di tempo(3 anni). Io personalmente appoggio pienamente il pensiero esposto da Matteo e come me, te lo posso assicurare, tanti altri. Ti inviterei a metterti nei suoi panni, e a ‘vivere’ quello che ha vissuto il povero Matteo. C’è da dire anche che la versione che ha rilasciato Matteo è stata confermata dal… Leggi di più »
Credo non ci sia cosa più squallida quale screditare un proprio compagno. La captatio benevolentia noto che oltre a essere applicata nella scuola, viene resta pubblica anche su una testata giornaistica. Rimango disgustato da ciò. Non ho avuto ancora il piacere di leggere le dichiarazioni del mio amico Matteo ma presumo che non abbia detto altro che la realtà dei fatti. Far presente qualcosa non vuol dire screditare o mettere in cattiva luce l’istituto, ma è un modo per migliorare ciò che viene a mancare, imparate ciò anziché accrescere la vostra notorietà replicando pubblicamente baggianate per fare bella figura verso… Leggi di più »
Per il commento di Urgese: 1) Sono molto più anziana di te, ed in quella scuola ho subito molto peggio di quello che ha raccontato il Belardi. Ti inviterei perciò, prima a leggere ciò che il tuo compagno ha scritto e poi a giudicare questa lettera di Ingrosso che – stai tranquillo – non conosco, nè è mio parente e/o amico. E’ molto facile difendere chi conosciamo e molto poco facile far qualcosa per far cambiare le cose. 2) Si scrive captatio benevolentiae, quest’ultimo in genitivo. Almeno, se dobbiamo fare gli acculturati, gli screditatori di professori, ed i paladini delle… Leggi di più »