Don Aniello Manganiello (nella foto), per oltre 16 anni alla guida della parrocchia di frontiera di Scampia. Poi la scelta inaspettata dell’Ordine ecclesiastico a cui appartiene, il Don Guanella, di trasferirlo al quartiere Trionfale di Roma. Una scelta sofferta che vide per lungo tempo vere e proprie sollevazioni dei cittadini di Scampia che non volevano li abbandonasse.
Dopo sei mesi dal trasferimento, don Aniello prese un «anno sabbatico». Un lungo silenzio rotto con il libro «Io, cacciato dalla Chiesa». Allontanato dalla parrocchia di frontiera a Scampia per un ufficio a Roma: «Ma la scrivania non fa per me», disse.
Sul magazine «Sette» del Corriere della Sera in una intervista disse: «Gli Enti Pubblici, come la Chiesa, con i loro silenzi finiscono per favorire la camorra». Don Aniello parla sempre senza fare sconti a nessuno. Su un libro scritto a quattro mani con Andrea Manzi, dice «Gesù è più forte della camorra» .
Il “prete scomodo” parte dalle storie del quartiere dove «da sotto il casco della moto, la divisa dei Killer, gli veniva gridato “la pagherai prete bastardo”». Centinaia di fedeli hanno sempre trovato in lui il vero punto di riferimento.
“Come mai questi camorristi, pur vedendo amici ammazzati con ferocia e pur convivendo con la morte sin da piccoli, non smettono di vivere nell’illegalità? – ha detto – Me lo sono sempre chiesto benedicendo quelle salme, e la mia risposta è che nessuno aveva mai aiutato quei ragazzi perché la loro esistenza era considerata senza alcun valore”.
Ci sono due modi di intendere la missione apostolica in un territorio difficile come Scampia: uno è chinare la testa, non esporsi, parlare solo se interrogati; l’altro è quello di don Aniello Manganiello che consiste nel vivere fianco a fianco con gli abitanti del quartiere e condividerne i problemi, spostandosi sempre a piedi perché “in macchina non puoi verificare se il tuo passo è cadenzato su quello dei ragazzi”.
Don Aniello presta aiuto ai malati di Aids e ai tossicodipendenti, conduce battaglie sociali a favore di famiglie troppo frettolosamente etichettate come malavitose, visita le case di camorristi veri e li ascolta, ne ottiene la fiducia e talvolta vede persino compiersi conversioni e ripensamenti radicali.
Con questi metodi, però, diventa un personaggio scomodo.
Gesù è più forte della camorra è il diario in prima linea dei sedici anni napoletani di don Aniello, ma è anche un richiamo forte a chi propone parole nobili – legalità, moralità, non violenza – eppure si tiene lontano dalla realtà del quartiere. Una testimonianza necessaria per capire cosa significa nascere, vivere e morire a Scampia.
Una testimonianza che ci porterà questa sera a Mesagne, in piazza Orsini del Balzo, a “Mesagnesi nel Mondo”.