(di Angelo Guarini*) I segnali di crisi del settore dell’aeronautica civile erano già in atto ben prima dell’emergenza pandemica per via di diversi fattori strutturali, quali modelli di business delle aziende coinvolte spesso basati su monocommittenze o monoprodotti, debolezza rispetto ad eventi imprevedibili ed infine assenza di una strategia e visione industriale nazionale per il comparto, non equiparabile a quella definita per il comparto aerospaziale e militare.
Una mancanza di visione,o comunque una grave disattenzione,che viene confermata dalla scelta di destinare significative risorse del PNRR ad interventi per il settore spaziale e per l’aeronautica/difesa, a discapito di quella civile, penalizzando purtroppo le imprese del Sud. La filiera produttiva del comparto aerostrutture civili, infatti, è tradizionalmente concentrata in Campania e Puglia (con appendici nel Lazio ed in Umbria).
Per un’idea della sua dimensione, si consideri che, secondo i dati pre-covid, nella sola Campania operavano n. 60 aziende con 8.000 addetti diretti con fatturato di 1,6 miliardi di euro, mentre in Puglia n. 40 aziende per 4.000 addetti diretti, con un fatturato di 800 milioni di euro.
Un settore, pertanto, determinante per le prospettive di progresso e sviluppo per l’Italia e, soprattutto, per il Mezzogiorno,i cui territori hanno in questi anni fortemente investito in virtù della forte spinta tecnologica e innovativa.
Assume particolare rilievo, quindi, l’esigenza di individuare possibili interventi a tutela di un tessuto di piccole e medie imprese, patrimonio importante per know-how, professionalità del personale e certificazioni e qualificazioni specifiche di settore acquisite, patrimonio che è progressivamente cresciuto negli ultimi 20/30 anni e che senza adeguati interventi avrebbe seri problemi di sopravvivenza.
Il depauperamento di questo importante settore è già in atto da tempo nel territorio brindisino,con la chiusura o crisi di aziende dell’indotto -Tecnomessapia; GSE; Processi Speciali, C.M.C; DEMA-DCM; TSM; ecc.- con la fuoriuscita dal processo produttivo di un rilevante numero di addetti( se ne stimano circa un migliaio).
Da rilevare in proposito che le piccole e medie imprese aeronautiche non hanno ancora superato la logica “culturale” dell’individualismo imprenditoriale, mostrandosi resistenti e reticenti a realizzare processi di aggregazione.
Ho avuto modo di far parte di diverse missioni estere di aziende aeronautiche pugliesi per incontri diretti con grandi players internazionali.Il risultato è stato quello di aver suscitato solo un generico interesse, senza aver ottenuto alcun contratto a livello commerciale.Ciò per la limitata capacità produttiva, dovuta proprio alle piccole dimensioni di ciascuna azienda, evidentemente incompatibile con le grandi quantità necessarie ai big players. Come dire: abbiamo pmi in grado di rispondere alle esigenze dei grandi gruppi internazionali per il know-how e per la qualità, ma non per le quantità occorrenti. Non a caso di tutte queste missioni estere gli unici due importanti contratti,dalla canadese Bombardier, sono stati acquisiti da due nostre aziende di medie dimensioni.
Anche per le stesse ragioni dimensionali -nonostante la crisi in atto – la LAER SpA, media impresa di Benevento, ha recentemente firmato un contratto per la commessa di oltre 100 milioni di euro dalla IAI (Israel Aerospace Industrie SpA), primaria azienda israeliana,specializzata nella trasformazione di velivoli da civili a cargo.
Confindustria Brindisi -con il supporto di Confindustria nazionale- ha proposto da tempo l’attivazione di un tavolo governativo, con la partecipazione delle Regioni, delle Confindustrie territoriali e delle Organizzazioni Sindacali, al fine di elaborare una strategia di politica industriale a sostegno del settore.
Riteniamo di fondamentale importanza pervenire ad un “Piano nazionale di settore aerostrutture civili”, comprensivo non solo delle costruzioni di strutture e motori o parte degli stessi, ma anche delle manutenzioni sia degli aeromobili che dei motori. Un Piano che agevoli la riorganizzazione degli assetti produttivi ed investimenti sulle risorse umane delle piccole e medie imprese, che possa stimolare R&S, innovazione tecnologica non solo di processi produttivi, ma anche di nuovi prodotti e nuovi materiali nell’ottica della diversificazione. Ed ancora: che sostenga processi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, le supporti nella ricerca di nuovi mercati e di ulteriori player e ne favorisca le aggregazioni.
In particolare andrebbe stimolato lo strumento agile e flessibile delle “reti di imprese”, mediante specifici incentivi alla loro costituzione con strumenti di supporto tecnico alla gestione. La Rete consentirebbe, infatti, di ottimizzare l’organizzazione produttiva delle aziende, anche in termini di impegno flessibile delle risorse umane (distacco – codatorialità) e darebbe maggiori possibilità di accesso al mercato estero,dove -oltre a Boeing,Airbus e Leonardo- operano tanti altri grandi players.
- Direttore Confindustria Brindisi