(di Alessandra Solimeo, figlia di Carmelo, nella foto) Proverò a raccontare una storia italiana, vissuta e consumata in un policlinico italiano. Anche il processo è tutto italiano.
Un paziente affetto da epatite C, il sig. Carmelo Solimeo di Mesagne (BR) si sottopone ad un trapianto di fegato presso il policlinico di Bari. Gli viene “donato”, in assoluta assenza di suo consenso, un fegato che fa si che lo stesso paziente contragga, in aggiunta alla sua patologia, anche l’epatite B (il virus era presente all’interno dell’organo trapiantato). Tale circostanza si sarebbe potuta evitare qualora i medici, nel post trapianto, avessero seguito i protocolli nazionali (OBBLIGATORI) ed avessero effettuato una terapia con anticorpi ed antivirali specifici.
Il p.m. dispone l’autopsia e, all’esito della stessa, richiede il rinvio a giudizio a carico di 5 medici del policlinico di Bari per omicidio colposo del sig. Carmelo Solimeo.
Il gup dispone una seconda perizia su richiesta della difesa degli indagati ed incarica il prof. Grossi Paolo, membro del Centro Nazionale Trapianti (autorità centrale che dovrebbe vigilare sul corretto operato dei vari centri trapianto regionali e che, a rigor di logica, là dove non avesse ben vigilato, dovrebbe rispondere in concorso con il singolo Centro “negligente”).
Il prof. Grossi deposita la propria relazione peritale e viene ascoltato in sede di incidente probatorio il 9 ottobre 2012. A prescindere dal processo penale in corso, celebrato per il decesso di mio padre, che ha la propria naturale sede presso il tribunale penale di Bari, e che desidero rimanga, almeno per ora, in quella sede e non “navighi” in rete (ripeto, almeno in attesa della sentenza) tengo a porre l’attenzione di chi legge su quanto vergognosamente dichiarato dal perito nella udienza del 9 ottobre 2012. RIPORTO FEDELMENTE DEI PASSAGGI ESTRAPOLATI DAL VERBALE DI UDIENZA REDATTO DA FONOREGISTRAZIONE:
“G.U.P. – Professore, cominciamo dalla prima fase. Il capo di imputazione è formulato… “Il fegato da impiantare al paziente è un organo di tipo marginale, è un fegato di seconda scelta in quanto proveniente da donatore anziano, ottantenne, peraltro positivo al virus dell’epatite B. Eseguivano l’intervento i dottori xxxx in dispregio di quanto prescritto dalle leges artis, omettevano infatti di informare debitamente il paziente dei rischi specifici che correva, del rischio di contrarre il virus dell’epatite B; rischio concreto per il Solimeo, il quale essendo positivo al virus dell’epatite C era invece negativo al virus dell’epatite B. In tali circostanze il Solimeo, senza che gli fosse stato dato di scegliere se optare o meno per il trapianto di siffatto organo, in data 5 Maggio 2008 veniva sottoposto al detto intervento.
Allora lei nella sua perizia, nel suo elaborato peritale scrive che, in effetti, in atti lei non ha rinvenuto il consenso dell’avente diritto?
PERITO GROSSI – No.
G.U.P. – Però tuttavia fa una precisazione, una valutazione, quindi o non è stato affatto compilato o è stato smarrito e, comunque, lei dice ad un certo punto che il paziente si sarebbe …va beh, questa una sua valutazione, comunque si sarebbe sottoposto all’intervento.
PERITO GROSSI – E’ una mia interpretazione personale, considerando la storia con la forte motivazione che aveva questa persona , che vedeva sfumare…
G.U.P. – Questa forte motivazione da cosa l’ha ricavata?
PERITO GROSSI – Dal fatto che questa persona…si reca presso diversi centri di trapianto…per cercare di ottenere questa operazione terapeutica…Quindi io presumo, questo lo ribadisco è una mia personale interpretazione, che qualora… ammesso che non gli sia stato spiegato che il fegato che gli veniva offerto era un fegato con quelle caratteristiche, io presumo…mi metto nei panni del paziente che ha bisogno di un trapianto…io l’avrei accettato. Questa è una mia presunzione, però, NON HO ELEMENTI CHE MI POSSANO FAR DIRE, se non la storia di questa persona che è fortemente motivata…
P.M. – …penso sia chiaro, il consenso non c’è agli atti. Questo è il dato obiettivo.
G.U.P. – Passiamo poi alla seconda fase, quella della gestione post-operatoria. Allora, nel capo di imputazione si attribuisce ai sanitari di aver espletato il trapianto di fegato, quindi si attribuiscono una serie di omissioni nella gestione del decorso post-operatorio…nel capo di imputazione si legge: “La profilassi anti epatite B avrebbe richiesto la somministrazione mensile di immunoglobuline specifiche anti epatite B, nonché la somministrazione giornaliera di lamivudina”, cioè di antivirali. Invece, a dispetto di quanto prescritto dai protocolli terapeutici si dice che i medici avrebbero sospeso la terapia con immunoglobuline specifiche senza peraltro mai avviare la terapia con lamivudina, tant’è che neppure all’atto della dimissione ospedaliera vi sarebbe traccia di prescrizione farmacologica in tal senso.
…….
P.M. – …i protocolli prescrivevano che in un paziente, come il Solimeo, fosse fatta la profilassi per evitare il riattivarsi dell’epatite B? Questi protocolli furono rispettati?
PERITO GROSSI – Allora, ci sono due ordini di protocolli. Ci sono i protocolli che sono quelli del Centro Nazionale Trapianti, che impongono un monitoraggio di tutti i riceventi di un organo da un donatore con queste caratteristiche e questo tipo di monitoraggio dà anche una tempistica ben precisa; questo tipo di monitoraggio NON E’ STATO SEGUITO secondo la tempistica indicata. Per quanto attiene, invece, la profilassi farmacologica le Linee Guida del Centro Nazionale Trapianti (lo so perché le ho scritte io) dicono che viene raccomandata la profilassi a discrezione del Centro Trapianti.
P.M. – Quindi , scusi, I PROTOCOLLI POSSONO ANCHE NON ESSERE OSSERVATI? E’ QUESTO CHE CI STA DICENDO?
PERITO GROSSI – NO, IN TEORIA DOVREBBERO ESSERE OSSERVATI. Sono le Linee Guida, sono in Gazzetta Ufficiale, fanno parte di norme dello Stato, però purtroppo … ma questo non è un qualcosa che riguarda unicamente il sig. Solimeo Carmelo, riguarda – io lo dico con molta tristezza perché io ho questo ruolo …- la gran parte dei Centri Trapianto Italiani non segue in modo puntuale quello che è il follow up dei riceventi di qualunque organo, che ricevono un organo da un donatore con dei livelli di rischio che non sono quello che viene definito “rischio standard”. Questo per molteplici ragioni, senza entrare nel merito di questo, quindi non è questo un qualcosa che…non ne sono contento, ovviamente, sia per il ruolo che ricopro che come cittadino, però questa è la realtà dei fatti che non riguarda solo questo Centro.
SOLO 2 CONSIDERAZIONI: 1)E’ INUTILE RICHIEDERE E PRESTARE IL PROPRIO CONSENSO AD ATTI TERAPEUTICI…PERCHE’ TANTO VERRA’ COMUNQUE DEDOTTO; 2)STILARE DEI PROTOCOLLI TERAPEUTICI OBBLIGATORI E’ UNA PERDITA DI TEMPO…NON CI SI MERAVIGLIA NEMMENO DELLA CIRCOSTANZA CHE NESSUNO LI SEGUIRA’!
Saluti al grande pubblico, voglio raccontare di come sono stato curato dalla malattia dell’epatite B da un dottore chiamato Dr. Alli. Stavo navigando in Internet alla ricerca di rimedi su Epatite B e ho visto un commento di persone che parlavano di come il dottor Alli li aveva curati. Avevo paura perché non avevo mai creduto in Internet, ma ero convinto di provarlo perché non avevo alcuna speranza di essere guarito dall’epatite B, così ho deciso di contattarlo con la sua email che era elencata nel commento (allispellhelp1 @ gmail. com) quando l’ho contattato mi ha dato speranza e mandato… Leggi di più »