come l’anno prima). Gli occupati al Sud tornano sotto la soglia dei 6 milioni, con un calo nella maggior parte delle regioni, tranne Molise, Puglia e Sardegna. I disoccupati sono circa 1 milione e 500 mila, mentre molti di più sono gli inattivi. Il tasso di attività si ferma al 54% e quello occupazionale al 43,4%. Resta particolarmente elevata la disoccupazione giovanile, che raggiunge il tasso record del 51,9%, in pratica, più di un giovane meridionale su due non lavora. L’emergenza lavoro per i giovani, che ha caratterizzato la fotografia del Sud degli ultimi anni, non accenna a ridursi, sebbene solo ¼ circa delle domande di reddito di cittadinanza presentate facciano riferimento a persone di età inferiore a quarant’anni. È necessaria una nuova strategia politica, che sia di cambiamento profondo e non di breve periodo e che sia per l’impresa meridionale un vero pilastro su cui costruire l’intera azione pubblica. Essa deve essere centrata sull’impresa partendo dal rapido avvio delle Zone Economiche Speciali per rilanciare l’imprenditoria e gli investimenti al Sud. Serve una nuova politica vera che non sia costruita sul debito, che non sia visibile solo nelle intenzioni, ma sia spiraglio per riscoprire una nuova stagione dei doveri in un’Italia nuova e più giusta da costruire il tutto insieme, e per erigere eguaglianza e solidarietà nel rispetto della dignità sociale di ogni collettività partendo dal basso. Un grande piano infrastrutturale da proporre all’Europa attiverebbe “milioni di post di lavoro e collegherebbe territori, includendo persone e creerebbe lavoro importante per la richiesta di una realtà sociale più coesa che domanda più crescita e meno debito pubblico”. In questo abbiamo bisogno di un’Europa più solida e più coesa per un partner più credibile che vede nel dialogo e nell’interesse del bene comune, la convivenza e la cooperazione per il futuro di un’Europa più unita e solidale. Per la sua Storia e la sua posizione di seconda manifattura d’Europa, l’Italia dovrà svolgere un ruolo di primo piano in questa stagione riformista dell’Unione europea avendo cura di usare la crescita per ridurre le disuguaglianze e combattere la povertà. Lo Stato deve supportare le imprese creando filiere del futuro incentrate sulla sostenibilità nelle sue accezioni moderne: generazione, sociale e ambientale. La Uil pensionati vuole imprese in cui lavorano insieme più over 65enni e più under 35enni e chiede più sicurezza sul lavoro come bisogno di avere più sostenibilità ambientale chiudendo integralmente il ciclo del trattamento dei rifiuti industriali e urbani. Ciò significa voler costruire con impegno un futuro migliore per i nostri figli e nipoti facendo impresa e avendo coraggio e senso di responsabilità in una visione d’impegno e di risorse per agire da protagonista e costruire un progetto sostenibile ed efficace nel segno dell’efficienza, solidarietà ed equità, pilastri di valori e competitività per i nostri territori che vogliono l’unitarietà del bel Paese. La Uil ha indicato, da molto tempo, le priorità per una politica economica capace di rimettere in moto il Paese con più crescita, meno deficit e meno debito pubblico. Nella fiducia di quest capisaldi di misure anticicliche è possibile superare ogni resistenza ideologica e assicurare alle imprese un’indispensabile competitività di sistema, rese necessarie ancor più dal rallentamento dell’economia tedesca. L’auspicio è nel mettere al centro della nostra attenzione l’economia reale e una politica monetaria che si mostrino sensibili ai temi dello sviluppo e del Bene Comune. Per fare questo la priorità è negli abbattimenti strutturali del cuneo fiscale e nel promuovere investimenit sulle infrastrutture per un piano d’inclusione a favore delle aziende, dei lavoratori e dei giovani. La Uil pensionati si preoccupa per la totale assenza sul blocco della rivalutazione delle pensioni ai pensionati come in un mancato riferimento al rinnovo dei contratti pubblici e del taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti cosi come non è possibile nel Def far passare sotto traccia l’avvio delle trattative dei contratti per il triennio 2019-2021. È apprezzabile, invece, la ripresa degli investimenti pubblici come l’intenzione d’interrompere i tagli per la sanità e la proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna.La Uil chiede che si realizzi un cambio di passo, ma la necessità è che oltre alle parole vi siano i fatti e si accetti la proposta per un aumento dell’assegno di pensione e delle buste paghe dei lavoratori. La rivalutazione del reddito di pensione è ferma dal 2009. Non si comprende del perché la nostra richiesta non veda la luce e non si alzi l’asticella. La svolta, per la Uil pensionati, è in un nuovo disegno strategico che rilanci il Paese. Il sindacato considera positiva la proposta del Governo di fare una manovra espansiva non fondata sul debito, anche se la proposta Def intende portare il deficit/Pil al 2,1% o al 2,2%: un debito insostenibile che avrebbe bisogno di una riforma tributaria del credito più che di una rimodulazione delle aliquote. Nel frattempo la Uil pensionati, in modo unitario e quindi insieme a Spi Cgil e Fnp Cisl, ha avviato per la metà di novembre un’iniziaitva nazionale a Roma, anticipata da un percorso di mobilitazione a livello territoriale, nel porre l’attenzione del governo su un “fisco equo, sulla rivalutazione delle pensioni, su una sanità pubblica e universale e sulla non autosufficienza e sanità” per tutelare i pensionati che hanno bisogno anche dei figli e dei nipoti. La Uil pensionati di Brindisi “Stu Appia Antica” crede nel governo che ha arginato le tensioni, sovraniste; ora occorre mettere a fuoco le nuove condizioni per rilanciare la crescita sociale e quella economica senza un nuovo deficit, puntando sul lavoro, le infrastrutture, l’industria 4.0 e i giovani creando nuovi post di lavoro senza lasciare i genitori anziani e/o non autosufficienti soli. Per fare questo è necessario un cambio di passo del Governo rispetto al passato che “aveva promesso il cambiamento e di cancellare la povertà”. La Uil pensionati chiede al Governo di essere ascoltata passando dalle “parole ai fatti”, rimanendo sensibili verso le persone più fragili e gli ammalati che hanno bisogno sia di una sanità di qualità ed efficiente sia di un assegno di pensione rivalutato come della separazione della previdenza dall’assistenza non più rinviabile e di una legge nazionale sulla non autosufficienza, considerata una vera e propria emergenza nazionale che riguarda milioni di anziani e le loro famiglie.
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