Egregio Presidente, a scriverle questa lettera aperta è un gruppo di giovani che sente il bisogno di raccontare la propria esperienza in tema di concorsi pubblici, in vista della prossima emanazione del bando per l’assunzione di 200 unità di personale presso la Regione Puglia. Un anno fa abbiamo superato il concorso Ripam Abruzzo (per 300 unità tra tecnici, amministrativi e contabili da impiegarsi presso gli enti della Ricostruzione post sisma 2009) e siamo parte di unelenco di 700 idonei di tutte le regioni italiane. Idonei, appunto. Idonei all’assunzione per gli stessi profili del futuro concorso della Regione Puglia, idonei disponibili per tante amministrazioni centrali e locali, ma sempre dimenticati. Idonei a restare nell’ombra. Idonei a ripetere le prove concorsuali per una qualifica per cui sono già stati giudicati meritevoli di assunzione, prove che –essendo il concorso affidato ancora una volta a Formez PA- saranno del tutto analoghe a quelle del recentissimo concorso abruzzese, in termini sia di metodo che di materie d’esame. Idonei alla presa in giro, perché questa volta noi, che le abbiamo già superate con la stessa modalità (studio mnemonico di una banca dati di migliaia di test a risposta multipla, diffusi dal Formez poco prima del concorso), ci dovremo cimentare di nuovo con le prove preselettive (che saranno doppie, come si apprende dal Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 19/2014), mentre i precari della Regione ne saranno esonerati.
Tale esonero appare inconcepibile, anche alla luce del fatto che i concorsi del Formez sono famosi per lo scoglio iniziale rappresentato dalle prove preselettive, dove in genere il numero dei partecipanti si riduce di circa dieci volte (danno prova di questo i dati statistici relativi ai concorsi Ripam Napoli e Ripam Abruzzo). Insomma, oltre il danno (danno erariale? Forse sì, se si pensa che si stanno spendendo soldi pubblici per la selezione delle stesse professionalità già individuate proprio dalla Commissione Ripam e dallo stesso Formez a cui oggi ci si rivolge per bandire una nuova procedura concorsuale onerosa e comunque più lunga della banale intesa che basterebbe firmare per l’attingimento alle graduatorie già esistenti), anche la beffa, perchè l’ostacolo maggiore viene a mancare per alcuni candidati ed è presente per altri, con una palese violazione della par condicio.
Nei giorni scorsi Antonio Maniglio, vice presidente del Consiglio regionale, ha scritto una lettera aperta al segretario del PD Michele Emiliano, per rappresentare il rischio “che il concorso sia semplicemente fasullo e che con una serie di trucchetti burocratici si proceda non a scegliere i migliori ma a dare sicurezza a chi, non so attraverso quali meccanismi, ha contratti a tempo determinato con la regione.” Ci accodiamo alla domanda rivolta esplicitamente dal vice presidente Maniglio: “è questa la linea del PD e del centrosinistra?”. Ci preme aggiungere che, secondo quanto dichiarato dall’assessore al personale del Comune de L’Aquila Elisabetta Leone durante un’intervista ad Aquila TV dell’otto agosto 2012 (poco prima dell’uscita del concorso abruzzese) i precari della ricostruzione avrebbero saltato le preselettive. Poi però, qualcosa è andato storto (o dritto, a seconda dei punti di vista) e l’esonero “solo per alcuni” non c’è stato. Nel concorso abruzzese tutti hanno affrontato le prove, ma si è accordata ai precari presenti soltanto da un anno negli enti della ricostruzione la possibilità di godere di una riserva dei posti del 50%, in totale deroga rispetto alla normativa vigente che prevede un periodo minimo di 3 anni.
Evidentemente in Abruzzo, prima dell’uscita del bando e dopo aver diffuso la notizia dell’esonero dalle prove, qualcuno si è reso conto della violazione della par condicio e “il trucchetto burocratico”, per dirla con le parole di Maniglio, non è riuscito. Oggi la Puglia ci riprova. Sembra insomma, che le amministrazioni siano gestite di volta in volta seguendo la direzione di questo o di quel gruppo di interessi, mentre la meritocrazia, resta solo un lontano miraggio. Non bandire il concorso ed attingere da valide graduatorie esistenti sarebbe la prova che è ancora possibile ispirare l’attività amministrativa a principi di trasparenza, economicità ed efficienza. Ma che cosa ne pensa la “politica”? Soprattutto quella politica che negli ultimi anni ha cercato di ribaltare vecchie logiche di sottogoverno e del “potere per il potere”, riportando in primo piano gli interessi dei cittadini, a partire dalle categorie più disagiate, di chi cerca o perde il lavoro? Non fateci combattere guerre “tra poveri”, rispettate, per favore, le nostre esperienze e le nostre aspettative nei riguardi della Pubblica Amministrazione.
Il Comitato Vincitori e Idonei Concorso Ricostruzione Abruzzo