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Malattie ambientali misconosciute: se ne discute domani, sabato 11 febbraio, dalle ore 18 alle ore 20, all’auditorium dell’ex Convento dei Cappuccini, via Reali di Bulgaria, Mesagne.
Le cosiddette malattie ambientali non possono lasciare indifferenti solo perché sono poco conosciute. Secondo molti esperti, queste malattie dipendono dagli elementi inquinanti che sono nell’ambiente in cui siamo immersi. L’elettrosmog, gli agenti chimici aggressivi e i prodotti di scarto dei processi lavorativi sono i principali sospettati per tale gruppo di patologie le cui manifestazioni vanno dalle semplici allergie alle reazioni cutanee imponenti, dalle gravi crisi respiratorie fino a tumori aggressivi.
In Italia, circa un milione di persone soffre di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), ma solo 1,5% sa di esserne affetto. Quindi, non è una malattia rara e per colpa sua, le persone sono costrette ad isolarsi per evitare il contatto con qualsiasi tipo di sostanza chimica quali, ad esempio, i detersivi, i profumi o i deodoranti. Si ha una drastica perdita di qualità della vita in quanto si finisce per allontanarsi da persone amate, dal posto di lavoro, da eventi pubblici, aree industriali o trattate con pesticidi e dalla propria casa.
Di fatto, questa patologia si esprime con una triade: la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), la Elettrosensibilità (EHS) e la Encefalomielite Mialgica (EM), nota come Sindrome da Fatica Cronica. Esiste una predisposizione genetica, come fattore di rischio, ma c’è anche una solida evidenza che il contatto, l’inalazione e/o l’assorbimento di sostanze xenobiotiche, cioè estranee – come coloranti, pesticidi, detergenti, farmaci (alcuni), resine e vernici, sostanze volatili dette anche VOC, polveri sottili, metalli pesanti, tensioattivi, ecc. – determinano lo sviluppo di imponenti quadri clinici e sintomatologici.
Molti Paesi europei riconoscono la MCS negli elenchi nazionali del loro Sistema Sanitario, mentre in Italia ciò è vero solo per alcune regioni: Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Lazio, Basilicata e Veneto. Di fatto, il rapporto fra malati ed istituzioni è complesso, non esistendo protocolli codificati né luoghi deputati per curare adeguatamente tali pazienti. A oggi, in caso di necessità, chi soffre di MCS non può, rivolgersi a un qualsiasi ospedale perché gli ambienti sanitari sono ricchi di sostanze chimiche. È questa la ragione per cui, nel passato, molti italiani con la MCS si sono rivolti all’estero, in centri di eccellenza come il Breakspear Medical di Londra che è stato all’avanguardia fin dagli anni ’80.
Di questa costellazione di patologie parlerà il Prof. Giuseppe Genovesi, docente e ricercatore a Roma, endocrinologo, psichiatra e immunologo, fondatore della Società Italiana di Psico Neuro Endocrino Immunologia (SIPNEI) e del 1° centro italiano specializzato su questi temi, nel Policlinico Umberto I.
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