Nota del Portavoce di ProgettiAMO Mesagne, Raffaele De Punzio (nella foto) sulla vicenda dei lavoratori Adi (assistenza domiciliare integrata) che da mesi protestano per la mancata corresponsione degli stipendi arretrati.
Parla, parlano e continuano a parlare: là fuori ci sono padri e madri senza stipendio da mesi e loro parlano, s’indignano, si stracciano le vesti, anche se sono amministratori, anche se lo sono stati e se il disastro dell’A.D.I. è causa loro, della loro inconcludenza, della loro incapacità. “Si la cantunu e si la sonunu”, si dice da queste parti.
Parla, parlano anche quando avrebbero dovuto consegnarsi all’oblio, invece propinano sui social network, occhi velati di dolore e rabbiosi j’accuse a qualcosa, qualcuno, ma non sia mai verso loro stessi. “Chiagne e fotte”, è un altro modo di dire: perché un giorno questi lavoratori verranno per forza retribuiti, e allora ci sarà sicuramente chi si prenderà il merito di un diritto finalmente riconosciuto, di una battaglia vinta sulle macerie di un’umanità perduta; perché questi uomini e queste donne sono la loro fucina di voti.
Parla, parlano perché loro sono di sinistra: leggono Gramsci, sognano Berlinguer, a casa hanno da qualche parte la bandiera della pace e il loro sguardo è fisso nel sol dell’avvenire, e dunque sono dalla parte dei lavoratori. A prescindere. E mentre si nutrono di simboli, affamano i lavoratori, almeno quelli che svolgono prestazioni per il Comune di Mesagne: è accaduto con gli addetti dell’assistenza domiciliare, e prim’ancora con gli operai del canile comunale, retribuiti secondo un “sub-contratto” nazionale del lavoro (circa sette euro lorde) che è un insulto alla dignità dell’uomo.
Ma Mesagne è, soprattutto, il Comune capofila dell’ambito di zona che avrebbe dovuto razionalizzare le risorse per l’A.D.I.; in giunta e in consiglio comunale, c’erano proprio tutti gli attori di questa triste vicenda: dall’assessore, ai rappresentanti dei partiti di sinistra, all’ex-amministratore nonché socio di una società appaltatrice. Invece parlano come estranei ad una vicenda dalle tinte fosche: dapprima le ripartizioni dei fondi fra i diversi Comuni dell’ambito considerate errate, in seguito valutate come corrette, poi gli stanziamenti regionali ritenuti certi ed esigibili e che tali non sono stati, infine le anticipazioni di cassa per novecentomila, o forse per un milione e quattrocentomila euro, che tutte le amministrazioni comunali si sono impegnate ad effettuare in solido, a copertura di prestazioni già eseguite.
Adesso siamo in dirittura d’arrivo: i rumors dicono che i Comuni inadempienti con le rispettive quote pare si siano attivati, e presto i lavoratori saranno retribuiti se non interamente almeno in parte. Sarà una Pasqua non facile, ma almeno si è ravvivata la speranza. Quando questa vicenda sarà risolta, non ringraziassero nessuno per l’impegno e per qualche lacrima di circostanza, soprattutto da parte di chi li ha traditi.
Parlano, parlano e continuano a parlare. Lavoratori a Pasqua senza stipendio
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