“Noi non ci arrendiamo”. Continua la polemica tra l’Avis “Beccarisi” di Mesagne e la Direzione generale dell’Asl. Nella giornata della donazione di sangue del 27 maggio presso la parrocchia di S. Antonio da Padova si ripresentano i disagi della settimana precedente. “Continua lo scrollamento generale e, qualcuno, è convinto che così va bene tanto alla fine le donazioni si fanno lo stesso”, pensa ad alta voce il presidente dell’Avis mesagnese, Sergio Zezza. “Noi invece continueremo a dire no e non ci arrenderemo”, aggiunge. E spiega: “Lo facciamo perché vogliamo tutelare la salute e la pazienza dei nostri donatori, il rispetto dei lavoratori, spesso sottoposti ad un notevole carico di lavoro e forse le nostre motivazioni di volontari sempre più demotivati e rassegnati e in alcuni casi con la voglia di abbandonare”.
Il Direttore Generale dell’Asl lo scorso 23 maggio ha diramato una nota in risposta al comunicato stampa del 20 maggio dell’Avis. “La dott.ssa Ciannamea – sostiene Sergio Zezza – tende a giustificare la situazione, non sappiamo se con lo spirito di risolvere il problema o preoccupata perché magari i problemi sono arrivati alla stampa”. Nella risposta il Direttore generale fa riferimento alle restrizioni economiche della Regione Puglia per cui non si può far fronte a spese per le donazioni festive. “Ma non ci sono dei protocolli da seguire? – si domanda Sergio Zezza – Ci chiediamo se la Asl preferisce spendere risorse per comprare il sangue da altre strutture, sino a quando ci sarà la disponibilità, spendendo come è successo nel mese di gennaio circa 70 mila euro. Quante raccolte itineranti avremmo potuto fare con quelle risorse economiche. Un manager pubblico, deve porsi il problema”.
Negli ultimi tempi per donare il sangue la gente è costretta ad aspettare oltre due ore. “In questa situazione tornerà più a farlo?”.
“Si, perché noi ci preoccupiamo non solo di sensibilizzare la gente, ma di far diventare la donazione un programma di vita, un impegno non occasionale”. Il personale lavora con carichi inaccettabili: può un medico selezionare dai 120 ai 140 donatori? Il protocollo non prevede un medico ogni 35 donatori? E se succede qualcosa, se nel marasma generale qualcosa non va per il verso giusto di chi saranno le responsabilità?
Poi rivolgendosi alla dott.ssa Ciannamea, il presidente Zezza continua: “Fate riferimento a donazioni che dovrebbero attestarsi sulle 70 sacche. Ma i donatori non sono come una fornitura di medicinali, ne ordiniamo 70 pezzi e sono quelli che ci arriveranno. Noi crediamo che il lavoro del volontariato sia ben altro, e l’Avis, ci scusiamo per la presunzione, ha assolto in modo egregio il suo compito portando la Asl brindisina a raggiungere l’autosufficienza. Un risultato che si sta progressivamente minando e di cui ognuno si assumerà le sue responsabilità. Riteniamo che in questo momento sarebbe opportuno fare squadra, dovremmo lottare affinché le risorse destinate per pagare il personale impegnato nelle raccolte di sangue siano adeguate. La contrapposizione servirà solo a far esplodere “una macchina perfetta” di cui qualcuno dovrà forse dare conto. Noi come associazione sentiamo il dovere civico di denunciare, ponendoci a difesa dei diritti del malato e dei soggetti più deboli, e non ci sottrarremo a tutte quelle azioni che possono in qualche modo tutelare la salute della gente e nel caso specifico dei nostri donatori”, conclude il presidente Sergio Zezza.