Ormai sono abituati agli incontri di cartello e ai grandi cerimoniali. Il giorno dopo, smesse le divise, tornano a Mesagne a vivere in ambiti più periferici. Partiranno domenica alle 5 del mattino per essere a Roma intorno a mezzogiorno. Nella notte, subito dopo la partita, è previsto il rientro a Mesagne.
Sono trenta gli steward della Cicos Group che controlleranno che la finale di Coppa Italia tra Juventus, fresca di scudetto, e Napoli si svolga senza incidenti. Le misure di sicurezza e l’organizzazione dell’ordine pubblico sono stati gli argomenti al centro del tavolo tecnico che in settimana si è riunito presso la Questura di Roma in vista della partita che chiude la stagione di calcio di serie A.
Trenta giovani in partenza da Mesagne, un gruppo di lavoro già collaudato. E si perché in prima classe sono saliti già da qualche tempo, da quando furono chiamati in occasione della finale di Champions League tra Barcellona-Manchester United e per le partite degli azzurri Italia-Irlanda del Nord e Italia Spagna.
L’agenzia, sorta nel 2008, ha ormai acquisito una vasta esperienza che, ultimamente, ha messo a disposizione della Figc Pugliese per garantire il servizio d’ordine pubblico in occasione dello spareggio di Prima Categoria di calcio tra Virtus Francavilla Fontana e Cellino San Marco che si è disputato a Mesagne, guadagnandosi gli elogi del Commissario della Polizia dott. Sabrina Manzone e del presidente regionale Figc, Vito Tisci.
Domenica saranno in trasferta a Roma, guidati dal responsabile Stefano Blasi, fondatore di Cicos Group, 33 anni, che ha plasmato un gruppo modello. Di ritorno a Mesagne potranno aggiungere le parole per raccontare ai figli che effetto suscita stare al fianco e vigilare sulla sicurezza dei grandi campioni che si vedono solo in televisione. Molti di questi giovani diventano steward la domenica per arrotondare, altri perché non ci sono prospettive ed il lavoro bisogna inventarselo. Lunedì a mezzogiorno quando saranno di ritorno, sarà comunque festa per loro perché avranno tanto da raccontare. “E’ un riconoscimento per me, ma anche per tutti noi”, conclude Stefano Blasi.