Avrà inizio giovedì 18 luglio, davanti alla Corte d’Assise di Brindisi, il processo a carico di Dora Buongiorno (nella foto), 42 anni, di Carovigno che il 26 dicembre 2012, giorno di Santo Stefano, bruciò vivo nelle campagne in agro di Mesagne l’amante Damiano De Fazio, imprenditore agricolo brindisino di 51 anni, dal quale aveva avuto una figlia. La donna attirò in una trappola l’amante e gli fece bere un medicinale, il Minias, che aveva acquistato in farmacia con una ricetta medica che gli investigatori del Commissariato di polizia di Mesagne rinvennero nella sua abitazione.
La donna, accusata di premeditazione, condusse l’amante in campagna in contrada Epifanio, prelevandolo dalla sua abitazione in contrada Palmarini, agro di Brindisi, con la scusa di un rapporto sessuale. Invece, fattolo scendere dall’auto, gli scaraventò addosso il contenuto di una tanica di benzina e gli diede fuoco. Â
I fatti furono ricostruiti grazie alla deposizione della figlia della donna che raccontò agli inquirenti le continue vessazioni e maltrattamenti cui la madre era sottoposta dall’amante, padre di altri quattro figli avuti dalla moglie. Raccontò anche che un anno prima l’uomo aveva legato la madre ad un albero e l’aveva cosparsa di benzina per bruciarla. Poi, impietosito dalle suppliche della donna, decise di non ucciderla. De Fazio, nella tarda serata del 26 dicembre scorso, sarebbe stato sedato con il Minis e, portato in campagna, gli fu appiccato il fuoco in corrispondenza dei genitali.