(di F. Agnello da il7 Magazine) State andando in un Paese che non è il vostro Paese e dovete prepararvi ad ogni cosa che vi dicono. Voi dovete essere preparati al razzismo: se gli date modo di ferirvi, siete sulla strada sbagliata. Non ascoltate ciò che vi dicono e nulla vi farà male»: Ibrahima Sakho ricorda le parole incoraggianti della madre pronunciate nel giorno della sua partenza dal Senegal per l’Italia, nel 2014. Lo fa seduto nello spogliatoio dello stadio «Alberto Guarini» di Mesagne, con i suoi compagni di squadra Pape Mbagnick Toure, Bakary Sixsa Nyassi e a Krubally Amadou Bamba prima del fischio d’inizio della partita disputata il 16 settembre scorso contro il Gallipoli Calcio, nel campionato di Eccellenza, conclusasi con assenza di reti e la sconfitta di tutti. Solo qualche giorno prima l’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, aveva lanciato pesantissime accuse all’Italia per l’aumento di episodi di razzismo e violenza contro migranti, africani e Rom: gli ultras gallipolini, il 16 settembre, ne davano un lampante esempio dalla tribuna del settore ospiti dello stadio, nella partita cui sarebbe seguita la sottoposizione al provvedimento Daspo di sette tifosi responsabili dei cori razzisti contro tre giocatori di colore del Mesagne. Ma parole di conforto per i suoi ragazzi, Mesagne Calcio, Vincenzo Todisco che, dopo essere stato in qualche modo preavvisato dal presidente Francesco Errico del Gallipoli, preparò la squadra a ciò che sarebbe accaduto in campo. «I miei ragazzi hanno accelerato di più dopo i cori razzisti di quella gente ignorante », spiega il presidente Todisco abbracciando Bakary Sixsa Nyassi, «e preciso che sia Gallipoli Società che Gallipoli città non sono razziste. Si è trattato solo di tifosi che volevano fare un torto alla società perché non condividevano la presenza del giocatore Casalino nella formazione » ha proseguito Todisco. «Ma hanno fatto un danno a se stessi e alla società». Infatti alla società del Gallo, oltre a disputare la successiva partita contro il Brindisi a porte chiuse, è stata notificata una multa di 500 euro per gli atteggiamenti razzisti sugli spalti degli ultras. L’ottimo lavoro del video foto segnalatore e degli agenti del Commissariato di Mesagne guidati dal vice questore Rosalba Cotardo, ha aiutato il Commissariato di Gallipoli nell’identificazione dei soggetti ripresi, a seguito della quale è scattata la denuncia presso la Questura di Brindisi: il questore Maurizio Masciopinto ha emesso sette Daspo per un periodo di cinque anni a carico degli ultras, alcuni dei quali erano già noti per essere stati protagonisti di episodi di violenza all’interno degli stadi. «Hanno funzionato le difese immunitarie» ha commentato la Cotardo, soddisfatta del lavoro svolto dai suoi agenti e dalla sinergia tra le forze dell’ordine. Il calcio è un gioco, ma alcuni fan lo prendono troppo seriamente e permettono che diventi l’obiettivo principale della loro vita. Il calcio dovrebbe unire le persone ma, sfortunatamente, a volte, serve per dividerle a causa della razza o del colore. Ma la città di Mesagne può vantare una calorosa accoglienza per il centrocampista Bakary Sixsa Nyassi che, sorridendo, precisa «il mio cognome è Todisco perché questa è la mia famiglia». Bakary è arrivato a Mesagne da due anni e mezzo circa: è stato ospite della Casa famiglia di via Muscogiuri e poi dello Sprar di via Brodolini. Fa colazione con le uova fresche che gli porta ogni mattina il massaggiatore della squadra, Mario Destino; ha sempre giocato a calcio con la maglia gialloblù e a Mesagne si sente a casa sua. Viene dal Senegal ed è musulmano come Ibrahima Sakho e Pape Mbagnick Toure, e insieme frequentano la Moschea di Latiano. L’attaccante Pape Mbagnick Toure ha vissuto tre anni in Francia, poi a Brescia con lo zio, e l’anno scorso si è trasferito in Puglia: ha militato nel campionato di Eccellenza con l’Atletico Aradeo e da agosto gioca nella «famiglia» Todisco. Ibrahima Sakho, difensore centrale, vive in Italia da quattro anni: ha disputato la serie C con la Sicula Leonzio (Siracusa) e l’Eccellenza col Giarre Calcio, a Catania. Poi la serie D con l’Audace Cerignola e da questo agosto, veste la maglia del Mesagne Calcio. Ibrahima, Pape e Bakary sono stati accolti come figli nella società di Vincenzo Todisco: sono rispettati e stimati da tutti. E la «famiglia» Todisco ha pure un occhio di riguardo durante le grigliate di squadra e di tifosi: salsicce di cavallo invece di quelle di maiale. Giovanissimi uomini che non dimenticano di recitare i «Salat» cinque volte al giorno, anche prima di una partita perché gli orari cambiano a secondo della posizione del sole. Giovanissimi uomini che hanno dovuto lasciare la loro famiglia e la loro terra natìa, rimboccarsi le maniche in un Paese con tradizioni e lingua diversi per inseguire la speranza di una vita migliore e i sogni nel cassetto. E quando gli chiedono come hanno reagito ai cori razzisti del 16 settembre, Ibrahima Sakho risponde: «Eravamo pronti, il razzismo non deve ferirci». Eccolo l’unico vincitore della partita della vita agli occhi della madre.
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