“Non so come chiamarlo, come definirlo, non so trovare le parole giuste. Ma può essere una persona? Può essere un padre? Ha spezzato la vita di due famiglie: la mia e la sua”. Massimo Bassi parla a bassa voce, cerca di misurare le parole che non riesce a trovare per definire Giovanni Vantaggiato, il mostro di Copertino che gli ha ucciso la sua unica figlia, Melissa.
Con lui, con il volto coperto da occhiali scuri, per la prima volta in pubblico, anche la moglie Rita “che mi dà la forza per andare avanti”, ha detto con un grande atto d’amore il piastrellista mesagnese in una affollatissima conferenza stampa “la prima e l’ultima” che ha tenuto nell’aula consiliare del municipio con al fianco il sindaco Franco Scoditti ed il Presidente del consiglio comunale, Fernando Orsini.
Che sentimenti può provare verso quell’uomo che si è macchiato le mani del sangue di sua figlia Melissa? “E’ come se non esistesse, per me non può essere un padre. Non avrei mai potuto immaginare che l’assassino di mia figlia potesse avere figli e nipoti. Non voglio nemmeno vederlo, incontralo”. Qualcuna delle amiche di Melissa ha detto “perché non ce lo portano”. “Mi associo. No, non ci può essere perdono. E non servirebbe neppure la pena di morte: a 68 anni non ha senso”.
Per i coniugi Bassi c’è una lunga strada da fare. “Mia moglie Rita mi darà la forza per continuare a vivere, per andare avanti perché la amo. E Melissa ci sarà sempre vicina”. E se dalla morte sboccia sempre la vita? “Il nostro fiore è stato reciso”.
Poi a ringraziato tutti: le Istituzioni, le famiglie italiane, la magistratura e le forze dell’ordine verso le quali ha sempre nutrito la massima fiducia, il personale dell’ospedale di Mesagne che ha curato Rita, la stampa. Ed ha abbracciato idealmente tutte le famiglie e le ragazze che sono rimaste coinvolte nel terribile attentato del 19 maggio.